Entro i primi 90 giorni di gravidanza, puoi abortire qualsiasi sia la motivazione della tua scelta. I 90 giorni si calcolano partendo dal primo giorno dell’ultima  mestruazione. 

Se la tua vita è messa in pericolo dalla gravidanza o dal parto o la tua salute, anche quella psichica, è esposta a rischi dipendenti da eventuali patologie del feto, l’interruzione di gravidanza è permessa anche oltre i 90 giorni: si tratta del cosiddetto “aborto terapeutico”.

Se sei una minore è necessaria l’autorizzazione di entrambi i tuoi genitori, se hanno la responsabilità genitoriale congiunta, o dell’unico genitore che ha la responsabilità  genitoriale esclusiva. Se motivi per seri motivi non puoi o non ritieni possibile parlarne con i tuoi genitori, puoi rivolgerti ad uno dei Consultori presenti nel tuo  territorio, che preparerà una relazione da sottoporre al giudice tutelare il quale potrà autorizzare l’interruzione volontaria di gravidanza. In caso di rischio per la tua  vita o di pericolo per la tua salute derivante dalle condizioni del feto, il medico può  procedere con l’aborto terapeutico anche in mancanza del consenso dei tuoi genitori, senza ricorrere al giudice tutelare.

Per procedere con l’interruzione volontaria di gravidanza, puoi rivolgerti al medico di famiglia, al tuo o alla tua ginecologo/a o ad un Consultorio vicino. Chiunque di questi ha il dovere di accertare il tuo stato di gravidanza, di informarti  rispetto ai tuoi diritti e di elencarti le possibili alternative. Se alla fine della visita  confermi di voler abortire, il medico deve rilasciarti un certificato attestante  l’avvenuto incontro e che dovrai firmare e darti indicazioni sui passi successivi. Il certificato necessario per interrompere la gravidanza può essere ottenuto in telemedicina: se sei interessato a percorrere questa strada rivolgiti all’associazione Vita di Donna ONLUS che può garantire una firma autenticata valida per il tuo certificato. 

Rivolgiti ad un Consultorio se ritieni che il tuo medico/ginecologo non vogliano accompagnarti nella tua scelta. È possibile che il personale consultoriale ti chieda di portare con te questi documenti. Preparali per non dover sprecare del tempo utile:

• Test di gravidanza refertato di laboratorio sulle urine oppure esame del sangue che misura il dosaggio delle Beta HCG (ormone della gravidanza). 
• Documento di riconoscimento valido. 
• Per le cittadine italiane e straniere iscritte al Servizio Sanitario Nazionale: tessera sanitaria valida. 
• Per le cittadine straniere non iscritte al SSN, appartenenti all’UE o a paesi convenzionati: valgono le norme previste dai reciproci accordi. 
• Per le cittadine extracomunitarie non in regola con il visto ed il soggiorno, prive di risorse economiche: documento STP (straniera temporaneamente presente).

 

Per la legge 194/1978, una volta ottenuto il documento o il certificato, devi attendere 7 giorni prima di poter materialmente effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza. Si chiama “periodo di riflessione”, e solo in presenza di attestati motivi di urgenza il medico a cui ti sei riferita può rilasciare un certificato per poter procedere subito con l’aborto senza dover attendere i 7 giorni. La valutazione dell’urgenza è esclusivamente di pertinenza del medico che certifica e nessuna struttura può contestarla o chiedere la motivazione dell’urgenza, che resta fra la donna e il medico. 

Anche nel corso di questi sette giorni, puoi chiedere consulenza all’ambulatorio  Interruzioni Volontarie di Gravidanza della struttura ospedaliera scelta, per  programmare il necessario. Puoi ottenere consulenza rispetto al metodo (aborto  farmacologico o chirurgico) oltre che rispetto alla contraccezione successiva.

In qualsiasi momento del percorso puoi richiedere consulenza psicologica e sociale.  Se temi di imbatterti in giudizi e non ti fidi del personale a cui ti sei riferita, ma senti  comunque il bisogno di un accompagnamento emotivo, puoi rivolgerti alle pagine di  “IVG, HO ABORTITO E STO BENISSIMO”.

 La gravidanza può essere interrotta sia con metodo farmacologico che con metodo chirurgico. Grazie alle nuove linee di indirizzo emanate dal Ministero della Salute nell’agosto del 2020 – che richiedono comunque atti amministrativi specifici per essere applicate – fino alla nona settimana di gravidanza (ovvero 63 giorni) puoi scegliere di ricorrere all’aborto farmacologico in day hospital, consultorio o ambulatorio.